E c’è chi ammette di aver lasciato anche lui un segno. Luigi Boschetti ad esempio, uno di questi, che da decenni frequenta la valle Bognanco e racconta che da ragazzo, negli anni sessanta, si fermò proprio davanti a questo faggio ed incise le sue iniziali: “Sì, anch’io lasciai la mia impronta, non so dire perché, forse per la speranza di ritornare. Lo scorso anno, passando di nuovo davanti a questo faggio, mi sono fermato a riposare sulla panchina e come allora, ho riguardato il tronco. Ho notato nuove incisioni, ma non ho più trovato le mie; è come se l’albero avesse guarito tutte le vecchie cicatrici. Questo faggio conserva numerosi segreti che nessuno potrà mai decifrare. Spero che possa vivere ancora a lungo, perché è un vero archivio vivente”.

Il faggio è generoso, forte, silenzioso, fedele, paziente, tollerante. Lo puoi massacrare scrivendo le tue promesse d’amore o le tue iniziali e lui se le porterà nel cuore. Questo albero, ha sentito tante belle parole; è stato testimone silenzioso di amori vissuti, sinceri e continuerà a dare questo servizio e crescere fino a che qualcuno un giorno, inesorabilmente lo taglierà, lo farà a pezzi e lo brucerà per riscaldare la sua casa.

Giancarlo Castellano, collaboratore di ECO RISVEGLIO