Fiorenzo Possa di Messasca ad esempio è convinto che Bognanco deve rimanere autonoma. « Ma se ci venisse imposto dall’alto – dice - allora uniamoci con Domo».

Per Carlo Grossi di S. Lorenzo invece, la soluzione è un'altra. «Bognanco da sola. Sempre. Assolutamente! E se l’unione fosse un obbligo, ci si deve unire con un comune piccolo, non certo con Domo».

Italo Darioli di Graniga è perplesso. «Mha!... - risponde - i problemi che ha Bognanco, un piccolo comune montano, non potrà certo risolverli una città come Domodossola».

Abbiamo chiesto un parere anche a Mario Festinoni di Domodossola che  alla domanda risponde corto e schietto. « Domo non riesce a risolvere i propri problemi, figuriamoci se si dovesse prendere anche quelli della valle Bognanco».

Siamo nel 2014 ed in questi ottant’anni Domodossola è sicuramente diventata più grande, ma non ha più una realtà industriale. Bognanco, dal 1934 ad oggi, ha perso  più di  mille posti letto e decine di migliaia di presenze. Domodossola vorrebbe confermarsi regina dell’Ossola e Bognanco, oltre alle acque minerali, da qualche anno ha scoperto di essere apprezzata anche per la naturale bellezza dell’Alta Valle. Soluzione? Investire nel turismo; unico sbocco per vivere. Domodossola sicuramente, unendosi con Bognanco centrerebbe l’obiettivo, mentre per la valle Bognanco, l’unione con Domo, significherebbe – forse – perdere un po’ della propria identità. Se però si sfruttasse al meglio questa discussa unione, ne ricaverebbe indubbi vantaggi sul piano della promozione turistica.

 

Giancarlo Castellano, collaboratore di ECO RISVEGLIO