«Ma no, facciamo i recinti e ci spostiamo man mano. Si, forse, quando si andrà più in alto, dove il terreno è roccioso, sarà un po’più difficile recintare, ma cercheremo di fare il nostro meglio. Se vuole fare un censimento completo, scriva pure che all’Alpe Dorca, ci sono mio nipote Alessio Grassi e Luigi Strola con seicento pecore, due cavalli, due asini e una ventina di capre».
All’Alpe Monscera, troviamo l’azienda agricola Marina Della Piazza, con 55 mucche da latte, 25 da allevamento, 30 bovini giovani e 8 maiali ed è la ditta che produce il formaggio più conosciuto ed apprezzato in tutta la valle; il Monscera. «Si preannuncia un annata favolosa – ha detto con entusiasmo il giovane Jodi Maccagno – e speriamo davvero che si mantenga così fino a quando quest’autunno scenderemo al piano».
All’alpe Luzzac troviamo Mario Borri con una quarantina di capi, pronto a salire ai quasi duemila metri dell’Alpe Garrione dove viene prodotto un ottimo grasso d’alpe.
Sull’altra sponda della valle, abbiamo il giovane Tiziano Sacco che porta il suo bestiame, composto da quindici vacche da carne e tre pecore, sul versante dell’Alpe Manzano in continuo miglioramento e per finire, vale la pena di inserire in questo censimento, una lodevole ed appassionante iniziativa personale del giovane Fabio Darioli, che sta seguendo una dozzina di capre al pascolo sui versanti del monte Verosso, dove a quanto sembra, hanno già subìto un attacco da parte, probabilmente, di un lupo.
E’ una bella storia quella dei giovani che hanno voglia di dedicarsi alla pastorizia. Una storia che sa di cose buone e di valori che hanno fondato sulle Alpi una cultura di vita e di benessere e non sarà qualche predatore in più a fermare questo entusiasmo.
Giancarlo Castellano, collaboratore di ECO RISVEGLIO