Ci fu anche un periodo, negli anni settanta, che la piccola struttura ricettiva, veniva aperta anche nel periodo invernale, con tanto di impianto di risalita a fune che Dante spostava a seconda della neve.
Per arrivare alla Gomba, seppur dal dicembre del 1967, avevano costruito una strada sterrata, per la maggior parte delle volte si doveva andare a piedi, con gli sci sulle spalle perché la strada, oltre Graniga non era sempre perfettamente pulita.
Una avventura agganciarsi alla corda dell’impianto con la maniglia che davano unitamente al biglietto giornaliero e poi, arrivati in cima, ti sganciavi, mettevi il maniglione al collo e scendevi. Duecento metri di pista, battuta rigorosamente facendo su e giù con gli sci di traverso, dove potevi fare si e no un paio di girate ed era l’ultima curva, dove tutti ti vedevano, quella che ti faceva campione, se stavi in piedi, o ti rendeva ridicolo se cadevi. Nel giornaliero, c’era compreso il pranzo alla Carmencita ed era un momento di allegria e di cose buone di montagna. Per il rientro, quando la neve era abbondante, si scendeva sul versante sud sopra Graniga, saltando i muretti dei vari terrazzamenti rigorosamente coltivati e non come adesso che il bosco ha chiuso tutto e continua ad avvicinarsi minaccioso alle case.
Giancarlo Castellano, collaboratore di ECO RISVEGLIO