Giampaolo Maccagno, capo stazione del soccorso alpino di Bognanco ha detto che «sarebbe bastata una telefonata per avvisare del ritardo e tranquillizzare i familiari, ma purtroppo sulle nostre montagne le linee telefoniche non sempre hanno buona copertura. Sarebbe stato ancora più saggio – ha concluso – se i due ragazzi fossero rientrati a casa già il sabato, quando ancora la neve non era così alta».
Quando sei in montagna e la neve supera l’altezza della bassa vegetazione, ti restano come riferimenti solo gli alberi (se ci sono) e non hai più sentieri o strade, ma solo direzioni. Bastano dieci metri sbagliati e sei già fuori percorso. E tu non te ne accorgi, specialmente quando c’è poca visibilità. Gli esperti sostengono che la neve appena caduta è sempre instabile e da un pendio, anche non necessariamente troppo inclinato e nemmeno troppo esteso, può staccarsi una massa nevosa sufficiente a seppellirti.
I due ragazzi, domenica pomeriggio, con le ciaspole ai piedi, quando finalmente si sono decisi di scendere, dopo poche decine di metri, stremati dalla fatica, hanno rinunciato e deciso di ritornare indietro. Se la neve non è compattata, la ciaspola sprofonda e per risollevarla fai molta fatica. Troppa. Dieci metri, venti, cinquanta e sei sfinito. E poi?
«Trovarli è stato semplice – ha detto Giampaolo Maccagno - è bastato seguire le tracce che fortunatamente portavano alla baita. Quando siamo arrivati lì erano ormai le nove di sera. I due ragazzi erano al sicuro e fortunatamente stavano bene e così, noi davanti con gli sci e loro dietro con le ciaspole a seguire le nostre tracce, siamo arrivati giù al parcheggio».
Tutti felici e contenti perché, tutto è bene quel che finisce bene, ma una domanda viene spontanea: Questo, è stato un intervento di soccorso gratuito?
Giancarlo Castellano, collaboratore di ECO RISVEGLIO