Di solito, ci si ferma, si scende dalla vettura e si fa rotolare la pietra (se di dimensioni ragionevoli) al ciglio più vicino della strada con il pensiero che poi qualcuno, che si occupa di manutenzione ordinaria della provinciale, provvederà, prima o poi, a togliere quelle pietre.

Ci si pulisce le mani sfregandole alla belle e meglio ed il pensiero va al fatto che anche questa volta è andata bene e non è successo niente. Quelle pietre  piombate sull’asfalto, diventeranno solo un ricordo. Un ricordo che con il tempo svanirà e si continua ad andare su e giù per la valle  come se niente fosse. Con un occhio sulla strada e l’altro alla montagna.

La cronaca però dei giorni scorsi, ci presenta un fatto che fa rizzare i capelli. La frana verificatesi sulla Statale in prossimità di Cannobio ha comportato un morto e le indagini, hanno scritto, si potrebbero indirizzare verso il proprietario del fondo dove si è staccata la roccia. Un bel guaio!

Chissà quanti avranno pensato: “ Speriamo  che i sassi  non sono partiti dal mio terreno,  perché  se così fosse, sarò ritenuto colpevole. E visto che ci è scappato il morto; colpevole di omicidio.”

E se le pietre cadute l’altro giorno a San Lorenzo, avessero causato un fatto  grave analogo, scaraventando a terra un ciclista ad esempio, sarebbe stato un gioco da ragazzi capire da dove si erano staccati i sassi. Appena sopra la strada infatti,  si nota un muretto di sostegno con una voragine della stessa  dimensione della pietra.

E questo principio potrebbe essere sufficiente per incolpare il proprietario del muro? Se fosse davvero così, allora tutti i  proprietari dei terreni a monte della strada dovrebbero seriamente preoccuparsi circa la stabilità dei loro muri e dei loro fondi. Un dramma non di poco conto, visto le condizioni di abbandono dei versanti che sovrastano oggi le nostre  case e  le nostre strade.

 

Giancarlo Castellano, collaboratore di ECO RISVEGLIO