Molte le difficoltà nella realizzazione di questo ambizioso progetto visto che il rifugio si trova a 2039 m.s.l.m. e non è raggiungibile da mezzi su gomma.
All’Alpe Laghetto ci si arriva infatti, solo a piedi e per trasportare i materiali necessari alla attività (viveri, bevande, bombole gas, attrezzature, legna da ardere…) si ricorre all’elicottero, così come per i materiali da costruzione del cantiere e questo comporta dei costi notevoli, che vanno ad incidere pesantemente sulle risorse a disposizione.
Un tempo i montanari, portavano tutto sulle spalle e utilizzavano i muli per trasportare le merci dove non c’erano strade, impiegando molto tempo. Oggi non è più così e, facendo un esempio, in un paio d’ore, l’elicottero ha portato al rifugio tutto il legname necessario per il cantiere e pronto per l’assemblaggio.
L’unico grande problema, che nemmeno la tecnologia più moderna può superare, è la quota. Attivare un cantiere sopra ai due mila metri non è cosa da poco. Puoi lavorare al massimo quattro o cinque mesi l’anno; da giugno a settembre- ottobre, sempre che non si verifichino condizioni climatiche tali da non poter lavorare, specialmente nei primi giorni di giugno, quando può ancora nevicare e da fine settembre in avanti, quando di notte le temperature scendono sotto lo zero.
Occorre coraggio e perseveranza. Audacia e saggezza. Doti che solo pochi posseggono e fra questi, non c’è dubbio, i soci del CAI di Arsago Seprio che sapranno dare per la prossima stagione estiva, un rifugio ancora più bello e funzionale.
Giancarlo Castellano, collaboratore di ECO RISVEGLIO