La caratteristica del lupo è quella di attaccare, uccidere quello che può e poi dedicarsi con tranquillità al pasto. Non perde mai tempo a pulire “il piatto”. Ci pensano i volatili e gli altri piccoli predatori a fare piazza pulita, lasciando al suolo solo le carcasse.
Il pastore, intervenuto appena possibile, trovandosi da solo, ha chiesto aiuto ai gestori del rifugio CAI di Arsago Seprio, situato a poche centinaia di metri, per spostare il recinto e recuperare il gregge.

Roberto Barbato, di turno nella gestione, si è reso immediatamente disponibile e, contattato telefonicamente, ci ha dichiarato che il fatto «è avvenuto martedì 27 agosto e quando Giuseppe, il pastore bergamasco è venuto a chiedere aiuto, mi sono subito prestato a dare una mano, portando a valle il recinto divelto e ricostruire un nuovo spazio per radunare le pecore disperse. Tre giorni ha impiegato il pastore a ricompattare l’intero gregge e venerdì 30, sono venuti per il sopralluogo, un carabiniere forestale e due veterinari dell’ASL i quali, analizzando le feci ritrovate sul posto, hanno constatato che effettivamente si è trattato di più lupi».

«Fino a qualche anno fa – dice il sindaco di Bognanco Mauro Valentini - si parlava di attacchi sporadici a due, tre pecore. Oggi lo scenario è ben diverso e non si tratta più di un lupo solitario, ma di branchi e sarà sempre peggio in futuro. E’ quindi ora di finirla di fare chiacchiere. Il contenimento di questo predatore è indispensabile e bisogna agire in fretta e poi ci devono spiegare, perché una pecora non vale un lupo. Oggi questo predatore non è più in pericolo di estinzione e quindi occorre provvedere al suo contenimento, come si fa con le altre specie».

La zona dell’attacco, in alta valle, confina con la Svizzera dove, essendo un paese esterno alla Comunità Europea, vigono altre leggi che, a quanto sembra, con maggiore successo riescono a contenere il numero dei grandi predatori salvaguardando la vita e le attività pastorizie sulle montagne. Una difesa questa che combatte contro lo spopolamento, considerato oggi una vera piaga dell’intero sistema rurale e della economia montana.

Giancarlo Castellano, collaboratore di ECO RISVEGLIO