«Gli animali selvatici, hanno una specie di sesto senso. Avvertono in anticipo l’arrivo del brutto tempo e si abbassano di quota. Durante il freddo intenso dei giorni scorsi, si sono abbassati attorno ai mille metri. In ogni modo – dice Gianfranco Croppi – sono le valanghe il pericolo maggiore, non il freddo. Caprioli, cervi, camosci, spesso vengono travolti dalle slavine perché hanno l’abitudine di raggrupparsi nei canaloni dove è più facile trovare acqua e ciuffi d’erba. Ecco, possiamo dire che questi animali, seguono l’erba. In autunno iniziano ad abbassarsi dove trovano l’erba ancora verde ed in primavera si alzano, man mano che l’erba cresce».

Ma in inverno, con il freddo e la neve, ne muoiono di bestie, sì o no?

« La mortalità invernale esiste, ma possiamo dire che è una selezione naturale. Un inverno come questo, che seppur appare molto freddo, non è nulla di eccezionale, può contribuire ad abbattere un 10/15% del patrimonio faunistico che per la maggior parte dei casi si tratta di animali deboli. Un altro 10% circa viene prelevato durante il periodo di caccia e quindi solo un 20/25% viene abbattuto per forze esterne. Il 75/80% non viene toccato e durante il censimento annuale si notano costantemente aumenti del numero di capi».

Non ha detto nulla dei cinghiali…

« Per quanto riguarda i cinghiali, non avendo loro caratteristiche ottimali per le nostre montagne, tribulano un po’ di più, ma essendo una specie molto prolifera e resistente; sopravvive senza grossi problemi, costringendo l’avvio di azioni per il contenimento della specie in stretta collaborazione e super visione con la Polizia Provinciale».

 

Giancarlo Castellano, collaboratore di ECO RISVEGLIO