«Il rischio zero in montagna non esiste – dice Felice Darioli che ha dedicato una vita a soccorrere la gente sulle montagne- anch’io potevo restare sotto quel movimento franoso in alta valle Formazza, perché anch’io sarei passato su quel sentiero. Ci vanno tutti. E’ frequentato da guide ed accompagnatori. Difficile prevedere una cosa così. L’unica cosa, quando passi nei posti dove a monte si notano pareti rocciose o sgretolate, è non fermarsi a fotografare, a bere, a fare uno spuntino, a chiacchierare… Meglio proseguire veloci e raggiungere le dorsali; sono più sicure».

Quindi poteva capitare a tutti di trovarsi sotto quella frana?
«Sì. Certo e ripeto: in montagna il rischio zero, non esiste».
Anche Renato Boschi, referente CAI dei sentieri del VCO sostiene che «in montagna di sicuro non c’è mai niente».

E allora, come dobbiamo comportarci?

«Se vuoi fare un escursione, preparati, ovvero fai le valutazioni del caso. Informati sempre sulle condizioni meteo e chiedi consigli a chi abita sulle montagne; a chi gestisce i rifugi, alle guide e, se procedendo su un sentiero, noti dei sassi che ritieni siano caduti da poco, perché spaccati di fresco, privi di muschio, appoggiati sopra al manto erboso, sappi che ne possono cadere altri e quindi togliti da quella situazione. E’ pericolosa!

E poi per ogni sentiero, c’è quasi sempre una variante possibile, per evitare i pericoli, compreso quella di tornare indietro».

Riscaldamento della terra, scioglimento dei ghiacciai, erosione delle montagne; cosa sta succedendo?

Lo chiediamo al geologo Paolo Marangon…

«Cercherò di essere il più sintetico possibile e premetto che il nostro territorio è in uno stato evolutivo giovanile, con dinamiche torrentizie, erosioni, trasporti di materiale di massa, alluvioni, disfacimenti versanti, franamenti, fenomeni evolutivi dovuti al ritiro dei ghiacci; importante incremento delle precipitazioni meteoriche in tempi sempre più ridotti ed in mezzo a tutto questo ci siamo noi, con le nostre esigenze di spazio, di costruzione, di espansione per migliorare le nostre condizioni di vita».

Non siamo più al sicuro sulle montagne?

«Quando qualcuno vuole recuperare una baita che ha un secolo di vita, pensa che se è stata in piedi per così tanto tempo, lo sarà ancora per sempre e senza problemi, peccato che il mondo ha milioni di anni ed un secolo corrisponde ad un solo secondo della vita del pianeta. Occorre quindi una analisi critica delle condizioni nel contesto in cui operiamo, consapevoli che esiste un cambiamento continuo ed imprevedibile. Definire “sotto controllo” un territorio urbanizzato è azzardabile, ma certamente non lo può essere in alta montagna e sopra a certe quote le “pressioni” degli agenti esogeni sono decisamente superiori rispetto alle quote più basse e quindi eventi come la frana in val Formazza, non era prevedibile e non si poteva evitare. Sicuramente ci saranno altre frane e ce ne saranno sempre».

Giancarlo Castellano, collaboratore di ECO RISVEGLIO