“Sì, certo eccola! “
“Grazie. Te la riporto.”
“Bruno! Ho la moto che non va più…”
“Cià, fam vega…” ( Su, fammi vedere) e dopo pochi minuti, ripartiva…
Se a casa ti mancava una vite speciale, nella cantina di Bruno la trovavi…
“Va giù in cantina, varda dent pal casciet che ti la trovat…” ( Vai giù in cantina, e guarda dentro il cassetto che la trovi…).
Per molti anni ha portato avanti la tradizione del carnevale bognanchese. Una tradizione che, come un treno in corsa, grazie alla sua energica spinta è andata avanti per molti anni.
Ricordo le domeniche mattina quando consegnava i giornali per il piacere di dare una mano in paese, scambiare un sorriso e due battute. Ma in ogni posto che andava, non si fermava mai per più di qualche minuto. Aveva sempre fretta. Anche quando andava al bar. Un bicchiere in compagnia. Un saluto e via.
“Bruno. Fermat un atim…!”
“No a gò prescia…. A gò da nà…” (No ho premura…. devo andare…)
E via che il Bruno con la sua moto partiva.
Gli ultimi tre anni li ha trascorsi a letto a mangiar pappine e non era certo il suo pane e così lunedì notte, avrà pensato: “ L’è propi l’ora da nà…” e alle 4 e mezza, dopo nemmeno un ora di giacenza all’ospedale di Domodossola, è spirato. Aveva 88 anni.
Lascia i figli: Giuseppe con la moglie Assunta e le figlie Giuliana e Silvia; Giorgio con la moglie Lorena e il figlio Andrea; la nuora Laura con i figli Fabrizio, Gianpaolo e Marco con la moglie Ramona e la piccola Iris; il fratello Piero, la sorella Elena e l’affezionata Maria.
I funerali si sono svolti martedì 25 luglio pomeriggio nella chiesa parrocchiale di San Lorenzo e dopo la cerimonia, la salma ha proseguito per la cremazione.
Giancarlo Castellano, collaboratore di ECO RISVEGLIO