«Settecento pecore, quaranta vacche e venti asini».
Caspita, già finita la risposta.

Sto camminando e neanche piano, al fianco del mezzo e Luigi con il finestrino abbassato ed il braccio scoperto a mezza manica, tiene pigramente il volante.
Come è andata la stagione?
«Tutto sommato direi bene». Il pastore, capisce di essere stato troppo stringato anche con questa risposta e quindi da solo prosegue.
«Purtroppo siamo rimasti in pochi a frequentare gli alpeggi e se manca la presenza dell’uomo sulle montagne, è finita».

Un messaggio crudo, ma pieno di verità. Solo l’uomo potrà infatti salvare le montagne. Salvarle con comportamenti corretti o distruggerle con azioni sbagliate e l’amico Luigi Strola, lui sa come salvarle le montagne. Azioni semplici e funzionali a conservare il patrimonio inestimabile che: « i nostri vecchi, ci hanno lasciato. Un patrimonio assolutamente da mantenere e difendere. Noi – conclude il pastore – non riusciremo certo a fare quello che hanno fatto chi ci ha preceduto. Però conservarlo, questo sì, dobbiamo farlo. E’ un nostro dovere».
E all’Alpe Dorca (1874 m. s.l.m.) e dintorni, dove questa estate si è fermato Luigi Strola, sono molti gli interventi fatti di pulizia e riordino.
In autunno il bestiame scende dalle montagne, si spinge fino alle pianure del novarese, ci passa l’inverno e poi risale e con l’inizio dell’estate, ritorna in alta valle. Così ogni anno. Uomini ed animali insieme, al ritmo della natura.

La gente li vede e li sente passare sulle strade e magari qualcuno ci fa anche qualche commento negativo sul fatto che sporcano l’asfalto ed intasano il (poco) traffico della valle. Ma per i più, è una ondata di genuinità che passa e molti bognanchesi si dispongono ogni anno ad aiutare il pastore in questa gioiosa “migrazione”. Un giorno, o anche solo poche ore in mezzo alle pecore, vacche ed asini per assaggiare la semplicità della vita e gustare una atmosfera vecchia di millenni.
Giancarlo Castellano, collaboratore di ECO RISVEGLIO