Ma la siccità di questo periodo non ha portato solo conseguenze ai pastori della valle. Al rifugio Alpe Laghetto (2039 m.s.l.m.) ad esempio,  da tempo, causa la mancanza di acqua, non funziona più la micro centralina che  produce corrente. Stessa cosa anche per il rifugio Il Dosso (1750 m.s.l.m.) che devono sopperire alla mancanza di energia elettrica con i generatori a gas e a benzina.

Tutti i laghetti dell’alta valle sono a livelli minimi. Il lago di Monscera (2100 m.s.l.m.) è ridotto ad una misera pozza e non si vede più scorrere l’acqua dai tre laghi di Paioni; i  tre caratteristici  bacini naturali, messi uno sopra l’altro,  rimangono  sempre collegati fra loro, ma  solo  sotto terra.

Anche gli animali selvatici, con il persistere della siccità cambiano abitudini, i cervi sono giù in paese e c’è qualcuno che giura di aver visto uno stambecco femmina con il suo piccolino, dalle parti del lago di Arza (2100 m.s.l.m.). Un fatto abbastanza insolito per la valle Bognanco, anche se a quanto pare,  gli stambecchi, ultimamente  sembra che  si stiano spostando dalla Svizzera verso l’Italia.

Se a tutto questo poi aggiungiamo il fatto che di funghi non se ne trovano; mirtilli sono stati scarsissimi, i ricci delle castagne cadono dalle piante  verdi e ancora chiusi, non ci resta che sperare in un po’ d’acqua dal cielo; senza esagerare però. L’ultima alluvione i bognanchesi non l’hanno ancora dimenticata.

 

Giancarlo Castellano, collaboratore di ECO RISVEGLIO